sabato 25 febbraio 2017

Ho allattato con il cuore, con la testa e..con il tiralatte. La storia di latte di Serena e Mariasole


Quando ero in attesa di Mariasole pensavo che allattarla sarebbe stata la cosa più semplice e naturale al mondo. Perché e' così che ai corsi pre-parto l'allattamento viene dipinto: un momento magico in cui tutto è spontaneo ed idilliaco, il bimbo si attacca seguendo il suo istinto naturale e la mamma è lì, pronta ad offrire tutto il suo latte. Nessuno ti dice cosa è realmente l'allattamento. Che e' sacrificio, devozione, pazienza, tanta pazienza, stanchezza. Che solo se hai le giuste motivazioni e il giusto supporto ci si riesce. Che non per tutti i neonati è uguale, che alcuni per i diversi e più svariati motivi non si attaccano subito o non si attaccano facilmente o non si attaccheranno mai, e che in questi casi, per sopperire senza perdere la possibilità di allattare, esiste il tiralatte e che esistono figure professionali in grado di aiutare le neo mamme dispensando consigli pratici e soprattutto fornendo sostegno morale. Perchè è proprio il sostegno morale ciò di cui una neo mamma ha più bisogno per continuare a credere in se stessa e non cedere subito e senza nemmeno averci provato, al latte artificiale, più facile, subito pronto e decisamente meno impegnativo. E perchè senza sostegno morale non si acquisisce quella giusta tranquillità emotiva che tanto aiuta la produzione di latte. Quando Mariasole è nata ho capito immediatamente che allattare non era e non sarebbe stata quella passeggiata cosi semplice ed idilliaca che mi avevano dipinto. Mariasole ha dimostrato fin da subito difficoltà ad attaccarsi, a posizionare correttamente le labbra e soprattutto a succhiare. Dopo essersi attaccata a fatica, succhiava qualche minuto e, complice la bilirubina alta, si stancava facilmente e dopo pochi minuti si addormentava sfinita e non sazia. Passava più tempo a cercare di attaccarsi che a succhiare. Abbiamo passato ore al nido nel tentativo di “risolvere il problema” ed è al nido che per la prima volta mi sono imbattuta ed ho preso confidenza con quella macchina diabolica che da lì in poi è diventata la mia fedele alleata..il tiralatte! Nel frattempo Mariasole aveva perso peso, più del dovuto, ed ovviamente la colpa venne data al mio latte: “non succhia a sufficienza”, “non tiri a sufficienza”, “hai poco latte”. Al momento delle dimissioni il responso era chiaro: biberon e latte artificiale, visto che il mio tirato non era sufficiente e non la nutriva abbastanza. Il nostro rientro a casa è iniziato cosi, tra ripetuti ed isterici tentativi di attaccare Mariasole al seno, pianti disperati, sconforto, senso di inadeguatezza, lunghe e snervanti tirate manuali di latte ed alla fine biberon di artificiale per sopperire alla mia scarsa produzione. Nessuno mi aveva detto come e quanto tirare per non perdere il latte e per aumentare la produzione in modo che potesse arrivare ad essere sufficiente per Mariasole. E' in questa fase di sconforto totale che mi sono ricordata del gruppo SOS allattamento in cui pochi mesi prima ero stata inserita da un'amica -che ancora ora ringrazio di cuore- e del suo guru, Monica Bielli. I consigli di Monica sono stati provvidenziali e da subito hanno fatto la differenza e in poco più di due giorni la produzione è raddoppiata, riuscendo a soddisfare quasi integralmente la richiesta di una appagatissima Mariasole. Ma l'aiuto più prezioso è stato a livello psicologico-morale. Grazie a Monica ho capito che non c'era nulla di sbagliato in me, che ci sono bimbi che non riescono ad attaccarsi al seno e che il non allattare direttamente al seno non mi rendeva meno mamma, perché in qualche modo stavo allattando anche io. Sono passati tre mesi, tre mesi di me, Mariasole e il tiralatte. Tre mesi non facili, di giornate scandite dal dover tirare ogni tre ore per non diminuire la produzione, perché quando hai il latte, provi un immenso piacere a recuperane ogni singola goccia e una specie di senso di colpa nel non sfruttarne pienamente ciò che la natura ti ha donato. Tre mesi in cui ci ha fatto visita anche la mastite..male, tanto male, febbre, antibiotici, i seni giganti e bollenti, impacchi caldi e freddi, il latte che non viene più per 4 giorni e che poi, grazie a magica Monica ritorna praticamente come prima, il male che diventa un ricordo lontano, la paura di una eventuale ricaduta e i consigli di chi mi suggeriva di smetterla che straordinariamente se ne vanno spazzati dalla voglia di continuare a dare a Mariasole un po' di me. Tre mesi in cui ogni singola volta che ho dato a Mariasole un biberon di latte appena munto, nel sentire il piacere con cui se l'è gustato e nel vedere le goccioline traboccare sulle sue paffute guanciotte, mi si è riempito il cuore di gioia e di orgoglio per avercela fatta. Di una cosa ora sono certa, prima di tutto si allatta con il cuore, poi con la testa ed infine con il seno o..con il tiralatte! "

venerdì 10 febbraio 2017

LA MIA PRIMA STORIA DI LATTE E' UNA NON-STORIA... Chiara ci racconta....

La mia prima storia di latte è una non-storia. Pietro è arrivato 21 giorni prima del previsto, interrompendo un’attesa idilliaca e catapultandoci in una nuova vita per cui non eravamo ancora pronti. Parto indotto, bimbo che appena nato respira male e mi viene tolto per 72 ore e messo in incubatrice. Per 3 lunghi giorni lo tocco solo infilando le mani negli oblò, lo vedo attraverso un vetro. Per me, che me l’aspettavo tutto diverso, è così straziante che quasi preferisco evitare di andare al nido a vederlo. E da lì comincia la mia discesa agli inferi. Non c’è niente che vada come mi ero aspettato. è tutto sbagliato. Io sono sbagliata. Scoprirò solo più tardi, grazie a Monica, che avrei dovuto tirarmi il latte in quei giorni in cui lui non era con me, che la nascita di un bambino non fa di te automaticamente una mamma. E’ un percorso, che si deve iniziare in due. Io, invece, non riuscivo nemmeno a creare un legame con quell’essere che mi era stato strappato da dentro. Ci ho messo un mese e mezzo prima di arrivare a Monica. Ormai ad allattare non pensavo nemmeno più, avevo pianto tutte le mie lacrime, sentendomi inadeguata, intrappolata nella vita di un altro, assolutamente non portata. Quando è arrivata Monica per il corso di massaggio e abbiamo parlato, con il cuore in mano, per la prima volta dopo mesi mi sono sentita rinascere. Ho capito che era tutto normale, che non ci sono mamme sbagliate e mamme giuste, ma semplicemente mamme. Io ero la mamma di Pietro, un essere speciale per me, un piccolino con il quale ho creato il nostro bonding attraverso il massaggio, che è stato l’inizio della mia rinascita. Ora quel piccolino ha quasi 4 anni e mi chiama la sua regina. Penso di non aver proprio sbagliato tutto! :-) Quando sono rimasta incinta di Jacopo tutti mi chiedevano, con timore e sottovoce, se davvero questa volta avrei voluto allattare. Dopo la prima esperienza, sembrava quasi un’impresa al di là delle mie capacità. Io stavolta ero decisa: avrei allattato. La mente, avevo imparato dal mio primo figlio, è quella che ti può aiutare o distruggere. Questa volta sarebbe stata mia alleata. Così, quando è nato Jacopo, ho subito chiamato Monica appena rientrata a casa. Jacopo si attaccava perfettamente e per me è stata veramente una rivincita, su me stessa e le mie debolezze. Non è stato facile all’inizio, anzi: con due bimbi le cose si complicano, però con un po’ di buona volontà e con l’aiuto preziosissimo del mio compagno e di mia mamma e stressando un po’ Monica, ora siamo a 4 mesi e mezzo di tetta e siamo sereni e quasi mi dispiace un po’ pensare al momento in cui lui si staccherà da me e prenderà la sua strada.