mercoledì 28 settembre 2016

...una delle esperienze più belle che abbia vissuto... la storia di latte di Elisa e Matteo


Sono Elisa, mamma di Matteo, ora un giovanotto di 32 mesi. La nostra storia di latte si è conclusa poco prima del 30° mese e solo ora riesco a scriverne con serenità. Matteo è stato fortemente desiderato e cercato e, quando finalmente dopo alcune brutte esperienze, la gravidanza si è finalmente ben avviata, mi sono concentrata essenzialmente su quella, vivendo con molta consapevolezza il piccolo miracolo che stava accadendo. Parlavo con Matteo, lo accarezzavo attraverso la pancia, gli cantavo e raccontavo storie e tutto quello che mi passava per la testa, facevo meditazione con lui. Ero consapevole dei suoi movimenti, dei suoi singhiozzi e di dove posava testolina e piedini. Ero talmente presa dalla responsabilità di portarlo in grembo da mettere completamente in secondo piano tutto quello che sarebbe venuto dopo, come se stringerlo tra le braccia fosse il termine dell’avventura anziché l’inizio. C’è anche da dire che, a causa di miei problemi di salute, in parte le cose stavano proprio così: per me il parto sarebbe potuto essere potenzialmente pericoloso. Matteo però si è dimostrato molto più saggio dei medici che mi avevano in cura, e ha pensato bene di non girarsi, in modo da facilitarmi le cose con un cesareo. Quando ho seguito il corso preparto al S Anna, dove ho partorito, sapevo già che ce l’avrei messa tutta per allattare, ma non tanto perché mi fosse scattata la “crociata” dell’allattamento, quanto perché mi sembrava una cosa del tutto naturale e normale. Mi dicevo: “e perché dovrebbe essere altrimenti?”. Al corso ho rivisto la cosa in modo molto più consapevole, e ne sono uscita con una serie di motivazioni molto più forti. E poi, le ostetriche la facevano così facile…. Devo ammettere che per Matteo e me l’allattamento non è stato problematico: Matteo si è attaccato subito molto bene, ciucciando con caparbietà e aspettando pazientemente la montata lattea. Io ho avuto qualche piccolissima ragade ma niente di che, quindi non ho avuto difficoltà ad assecondarlo e per nostra fortuna la montata lattea è arrivata anche prima del previsto, dato il taglio cesareo. La mia quindi non è una storia di problemi da superare quanto una storia di piccole difficoltà e alti e bassi e di quello che mi/ci hanno insegnato. Quando ho iniziato ad allattare era più che altro per un senso di accudimento e per cibare il mio cucciolo; già dalle prime poppate però mi sono accorta che qualcosa di molto più profondo veniva toccato durante questi momenti… L’allattamento al seno, per come la vedo ora, è un momento che giova in egual misura alla mamma e al piccolo: vederlo ciucciare soddisfatto e appisolarsi al sicuro è una soddisfazione che fa bene al morale e all’autostima della mamma, soprattutto in un momento così delicato come il post-parto. A tutte capitano momenti di scoramento, quando ti sembra che il compito di genitore sia troppo vasto, troppo complesso per poterlo affrontare e portare a termine bene… Beh, allattare Matteo mi ha aiutato moltissimo a superare questi momenti, perché in quel gesto così semplice ma così completo mi sentivo perfettamente allineata con madre natura e perfettamente a mio agio. Con questo non voglio dire che sia stato tutto facile, anzi! Ci sono state mille piccole difficoltà… La pediatra della mutua che mi propone le poppate a intervalli regolari e l’aggiunta senza motivo apparente visto che cresceva bene(e meno male che un’amica mi ha consigliato Monica!!!! Aggiunte subito sparite e orologio buttato dalla finestra!)… Un appoggio in famiglia non sempre presente… Il fatto di non avere più una vita mia, soprattutto nei primi mesi, quando spesso cenavo (se così si può dire) alle 2 di notte tra una poppata e l’altra e vagavo per casa in pantofole con mamma e/o suocera che mi dicevano le frasi fatidiche: ma mangia ancora? Ma non saranno vizi? Un po’ bisogna dargli una regola etc etc… Ci sono stati momenti duri in cui mi sentivo inadeguata soprattutto perché sentire tutti questi consigli non richiesti mi ha fatto dubitare delle mie decisioni… Non sono partita come una “talebana della tetta”, passatemi l’espressione… ma di fatto un pochino lo sono diventata strada facendo perché vedevo che quando non ascoltavo nessuno e facevo cosa mi suggeriva l’istinto materno, le cose andavano bene… sia per me che per Matteo. Come quando Matteo si è preso la bronchiolite a 20 giorni e il pediatra mi ha detto senza mezzi termini che senza il mio latte si sarebbe fatto un po’ di rianimazione! Il vero problema delle mamme che allattano e che vogliono farlo nel rispetto dei propri tempi e di quelli del proprio cucciolo, secondo me è nella società in cui viviamo: la gravidanza e il successivo periodo di accudimento del piccolo sono viste come una parentesi tra la vita di prima e la vita dopo, che devono necessariamente essere uguali… Quando ho iniziato ad allattare dopo l’anno, mi sono dovuta sopportare gli sguardi, anche di parenti, che un po’ disapprovavano (sono vizi, sei fissata, sei tu che non lo vuoi staccare etc etc) e un po’ mi guardavano con compatimento perché magari non potevo fare quelle cose che facevo prima (la palestra, gli amici etc etc). Beh, lo dico qui anche a beneficio loro: sono assolutamente contenta di non fare le stesse cose che facevo prima! Un figlio è un cambiamento, un cambiamento di prospettiva, un’evoluzione anche come donna e come essere umano: questa è una delle cose che mi ha insegnato allattare. Mi ha insegnato a prenderne consapevolezza e a vedere questo cambiamento come una risorsa! Essere madre per me è stato il dono più grande e un’occasione di crescita senza precedenti: Matteo mi insegna ogni giorno qualcosa. Mi insegna, e a volte costringe, a vedere le cose dal suo punto di vista, molto più pulito e naturale del nostro di adulti, a prendere la vita con naturalezza, ad aspettare i suoi tempi e quindi anche quelli di tutti gli altri, ad immedesimarmi per cercare soluzioni a piccoli/grandi problemi. Insomma, è il mio esercizio zen, la mia meditazione sul campo. Allattarlo mi ha insegnato molto di questo rispetto dei suoi tempi e delle sue necessità e ha insegnato a mio parere anche a lui a cercare di esprimere queste sue necessità in modo sempre più preciso: è un dialogo tra madre e figlio che piano piano trovano il loro equilibrio. In fondo la quantità di latte che il piccolo beve e il tempo che sta attaccato sono del tutto irrilevanti; è un dialogo che travalica la necessità di cibo: è il bisogno di sentirsi sicuro, di sapere che quando chiama tu ci sei a qualsiasi ora del giorno e della notte (perché lui è piccolo e ne ha bisogno!), di sentirsi amato e accettato e protetto, in una parola il bisogno di amore. Quando ho realizzato tutto questo, allattare Matteo è diventato per me un momento bellissimo, una necessità non solo sua ma anche mia; un momento tutto nostro fatto di piccoli rituali solo nostri (come quando giocava con i miei capelli mentre ciucciava oppure mi chiedeva di accarezzargli il naso o chiedeva la mia attenzione e voleva essere guardato negli occhi). Momenti ed emozioni che non dimenticherò mai e che mi ripiombano addosso con forza ogni volta che lo abbraccio o mi corre incontro; momenti ed emozioni che mi hanno fatto crescere come donna ed essere umano, insegnandomi come prima cosa l’empatia, anche verso chiunque non sia mio figlio. Mi ha anche insegnato la fiducia in Matteo e in quello che mi comunica; gli chiedo se ha fame, sete, cosa vuole mangiare o bere, quando sta male gli chiedo cosa sente e se sta meglio o peggio (e lo faccio da quando ha iniziato a parlare)… E mi fido sempre della sua risposta perché essere allattato ha insegnato a lui a esprimersi e quando dice una cosa è esattamente quello che vuole dire: sa lui se ha fame o no, e sa cosa vuole mangiare, e ovviamente sa anche se sta bene o no. Se a madre natura fosse dato agio di fare il suo corso l’essere umano avrebbe molti meno problemi, ma visto che così non è, le mie difficoltà sono aumentate man mano che l’allattamento si protraeva nel tempo perché mentre prima era facile per alcuni da “giustificare” con il bisogno di mangiare, quando il bimbo ormai mangia la pizza da solo con le mani, diventa un po’ più complicato… scusate il sarcasmo ma a volte mi viene un po’ fuori… Gli atteggiamenti di non accettazione della mia scelta o, peggio, gli sguardi di disapprovazione e compatimento da parte di amici/parenti/conoscenti più o meno vicini mi hanno lasciato molta amarezza. Ma l’allattamento al seno è così: smuove delle cose e dei meccanismi che abbiamo dentro, a volte atavici e a volte dettati dall’educazione ricevuta, e divide le persone in modo molto netto. Ho trovato però molto appoggio in mia nonna, che purtroppo se n’è andata quando Matteo aveva sei mesi… Ancora adesso, ogni volta che ho un dubbio la penso mentre mi guarda con affetto e mi dice: “Elisa, non ti preoccupare, segui il tuo istinto che non sbagli. E poi stai tranquilla, siamo cresciuti tutti…”. Mentre all’inizio non ho avuto problemi ad iniziare l’allattamento, devo dire che ne ho avuti molti di più a interromperlo… E devo ammettere che la cosa è stata forse più difficile per me che per Matteo. A due anni, con l’aiuto di Monica, sono riuscita a limitare le poppate alla sera e alla mattina (e se si svegliava di notte) e ho notato che il bandolo della matassa in realtà era in mano mia. Se io mi mostravo tranquilla e serena nella mia scelta, anche Matteo lo era e, una volta spiegata la regola nuova, mi seguiva senza problemi. Abbiamo così scoperto insieme altri metodi per rilassarci per il sonnellino pomeridiano: la canzoncina, la storia, le coccole. Questo ha dato a me forza ulteriore perché mi sono resa conto che non avevo in effetti bisogno del latte per calmarlo, bastavo io! Ma da qui a interrompere del tutto, non è così facile, anche perchè non riuscivo a inquadrare se era pronto o meno… L’occasione è venuta dal caso: Matteo si è preso il “bocca mani piedi” l’8 luglio e non riusciva a ciucciare: per quattro giorni si è tolto il seno da solo, addormentandosi tranquillamente abbracciato a me, senza nemmeno chiedere il latte. A quel punto, visto che era senza dubbio pronto, quando ha chiesto nuovamente il seno una volta passato il disturbo, ho detto che il latte mi era andato via, che anche le titti della mamma si erano prese la bibi… Abbiamo passato tre giorni infernali (molto più per me che per lui forse), in cui ciclicamente ha tentato di farsi dare il seno una volta di notte, una volta al mattino, una volta per dormire la sera, testando la mia granitica convinzione per ciascuno dei momenti in cui prima lo prendeva. Ovviamente, anche dietro consiglio di Monica, non ho ceduto… piangevamo in due, insieme… uno strazio. Ma abbiamo superato il momento difficile con pazienza e amore… I pianti sono finiti in tre giorni ma Matteo ha avuto bisogno di tempo per assimilare la cosa (e io pure!). Le “titti” non le nominava nemmeno più e ha iniziato a bere un sacco di latte prima di dormire… Povero caro… Io dal canto mio, ogni tanto controllavo se usciva ancora latte e al vedere le goccine bianche che imperterrite uscivano ancora mi mettevo a piangere in bagno da sola. In effetti forse non ero ancora pronta, ma riprendere l’allattamento non sarebbe stata una cosa sensata, soprattutto perché per Matteo secondo me era venuto il momento giusto. Adesso, a distanza di due mesi, siamo sereni e stiamo anche meglio di prima: alla sera, gli propongo la nanna e ci sdraiamo insieme sul lettone, lui mi guarda negli occhi, mi dà i bacini, io lo stringo a me e gli canto la stessa canzoncina che gli cantavo mentre lo allattavo e lui si addormenta dicendomi ti voglio bene. Inutile dire che non vedo l’ora che venga il momento della nanna! Abbiamo trovato un nuovo equilibrio, anche più ricco di prima, fatto di sguardi coi quali ci capiamo al volo, fatto di complicità e di fiducia. Devo dire che comunque questo nuovo equilibrio poggia molto su quello che abbiamo costruito durante l’allattamento: lui sa che io ci sono per ogni necessità e appena chiama sono lì pronta. Non voglio dire che chi non allatta non ha lo stesso rapporto, intendo solo dire che nel mio caso mi ha aiutata ad instaurarlo. Ricorderò per tutta la vita l’allattamento come
orgogliosa di averla vissuta (mi perdonino le non allattanti…). Per tutte le mamme che ancora devono intraprendere questa esperienza o ci sono dentro fino al collo, ho solo due consigli: non seguite nessun consiglio! Sapete benissimo cosa serve a voi e al vostro cucciolo, è così in natura da sempre, basta solo fare piazza pulita dei pensieri e entrare in sintonia col batuffolo che avete davanti! Abbiate fiducia in voi stesse, anche se non siete appoggiate, e ascoltate il cucciolo, sembra una cosa impossibile ma loro sanno già tutto! Il secondo consiglio è: godetevi ogni poppata come fosse l’ultima perché non potete sapere quale lo sarà veramente. Per fortuna io ricordo con esattezza l’ultima poppata di Matteo perché visti i mesi che aveva sapevo che poteva anche smettere di punto in bianco e di fatto così è stato. Mi sarebbe dispiaciuto non dedicare attenzione alla sua ultima poppata magari per la fretta di andare in ufficio o di uscire… Auguro a tutte un’esperienza piena e positiva com’è stata la mia! Vi saluto con affetto, amiche di latte!

venerdì 16 settembre 2016

Allattare i gemelli si può !!! La storia di latte di Silvia e dei gemellini Giuseppe e Maddalena

Sono Silvia, infermiera, moglie di Marco, mamma di Giuseppe e Maddalena, concepiti con ICSI presso l'ospedale s.Anna di Torino per problemi fertilità da parte di entrambi i genitori e nati a 36+1 con cesareo programmato poichè podalico lui e trasversa lei. Ecco, tutto il contrario di quel che il mio "film di vita" prevedeva... Mi sono sposata presto (21 anni) perchè volevo diventare mamma di almeno tre bimbi entro i 30 anni. Dopo 7 anni di tentativi, visite specialistiche, indagini diagnostiche ecc ecc ecc... FINALMENTE a 28 anni e 6 mesi divento mamma di Giuseppe e Maddalena! Avrei voluto partorire naturalmente, ma non si è potuto. Avrei voluto concepire naturalmente, ma non si è potuto, Volevo tanto usare i pannolini lavabili ed allattare naturalmente, e lo sto facendo!!!! Per quanto riguarda l'allattamento, all'ospedale, supporto zero. Su tutto il personale medico, ostetrico ed infermieristico (in 7 giorni di ricovero) ho trovato una sola ostetrica sulla mia stessa lunghezza d'onda. Le tipe del nido (non so che qualifica avessero) altro non facevano che ingozzarmi i bimbi di LA. I pediatri sostenevano che "se volevo potevo provare, ma di solito si riesce allattare un gemello e mezzo....". Bene, mi son detta "sono tutti dalla tua parte!!". Appena mi son potuta sedere a letto (mattino della prima giornata post cesareo) mi sono armata di tiralatte e ogni 2/3 ore tiravo. Ricordo ancora con quanta gioia ho accolto i primi 10ml di colostro, mi sembra in 3ª giornata! Poi usavo un "Das artigianale" fatto con una siringa da 5ml e un agocanula, frutto dell'ingegno della sopracitata ostetrica (Rosy). Quando le altre ostetriche e le tipe del nido mi han vista con un bimbo al seno e la siringa in mano mi han guardato di un male!! Beata ingenuità va.... La montata è arrivata il 6º giorno (per fortuna mentre ero ancora ricoverata), il mio è stato un ricovero protratto perchè ho sanguinato un po', e sono stata poi dimessa con 6,8 di emoglobina e la raccomandazione di "non stare sola con i bimbi per almeno un mese" e poi "tanto lei è infermiera, sa come si deve comportare..." Vabbè, sorvoliamo anche su questo! Arrivata a casa ho guardato mio marito e gli ho detto: "PRIORITÀ DI OGGI: mangiare loro, mangiare noi, DORMIRE! alla lavatrice e alle borse dell'ospedale ci pensiamo domani..." E quindi, da quel giorno, 5/6/2015 è iniziato il mio rapporto con il tiralatte a domicilio. Un odio/amore, soddisfazione/frustrazione che per fortuna ha avuto fine poco dopo aver contattato Monica. Credo sia stato attorno al 15 del mese... non ricordo con esattezza... Stufa e spossata dagli orari serrati del tiralatte, da rispettare categoricamente (pena la decimazione delle provviste nel frigorifero) ho cercato on line una consulente IBCLC, ed ho trovato LEI. MONICA. Professionale, serena, disponibile ed accogliente. Una manna per me, che in quei giorni stavo vacillando.... La mia richiesta è stata questa:" ciao, sono Silvia mamma di due gemellini, voglio smettere con il tiralatte e imparare ad allattare in tandem!". Insomma dazeroamille in un batter di ciglia! Monica mi ha anche insegnato la pazienza, consigliandomi di procedere x gradi: un bimbo al seno per volta, per un pasto al giorno, aumentando gradualmente le poppate in base allo stato d'animo di tutti. Ecco. Ci ho messo un po' a decidermi... ma il 23/6 mi sono lanciata con Giuseppe e il 26/6 avevo anche attaccato Maddalena! Molto più in fretta del previsto, ho detto "ciao ciao" al MEDELA simphony tanto odiamato! Oggi i bimbi hanno quasi 16 mesi, a breve ricomincia il lavoro, l'inserimento al babyparking è ormai imminente... Crescono a vista d'occhio. Veramente troppo velocemente! Imparano ogni giorno tante cose nuove: Giuseppe già cammina, Maddalena mangia di tutto con le posate... E quando è ora delle coccole, mi chiamano x la "ninni" che è un mix di tetta/coccole/nanna... Sono dolcissimi ❤️. Tutto questo anche grazie a Monica Bielli. non so cosa avrei fatto senza di te.... Infinitamente grata! Silvia.